domenica 30 settembre 2012
Un' occasione per pregare insieme
Pubblichiamo volentieri questo appello, rivolto ai parrocchiani di buona volontà da una dei nostri giovani. E non diciamo che i nostri ragazzi non hanno mai delle buone e sante idee!
"Ciao a tutti e a ciascuno di voi! Questo trafiletto vuole essere un invito, rivolto appunto ad ognuno, a partecipare a quello che è un appuntamento fisso. che accomuna alcuni di noi già da un paio d’anni: la recita serale del Santo Rosario. Non tutti sanno infatti che, una volta a settimana, un piccolissimo gruppetto, composto da giovani parrocchiani e non, si incontra per rivolgere alla nostra cara Mamma Celeste una preghiera di intercessione per tutte le persone. che, per un motivo o per un altro, si incontrano nel proprio cammino. Per chi volesse condividere questa esperienza, l’appuntamento è fissato per le ore 21.00 di ogni lunedì nella nostra Parrocchia. La scelta di un orario così insolito non è ovviamente casuale, ma serve a dare l’opportunità anche a chi lavora di poter vivere alcuni brevi momenti comunitari. Santa giornata a tutti!"
sabato 29 settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
Incontro interparrocchiale sulla famiglia
Martedì 2 ottobre 2012alle ore 19.30 presso la Chiesa Madresi terrà un incontro interparrocchiale dei referenti dei gruppi familiari per definire una iniziativa comune da realizzare nel corso di questo anno e che veda al centro la FAMIGLIA.L'invito a partecipare è rivolto anche a tutti i Componenti del Consiglio Parrocchiale. |
giovedì 27 settembre 2012
Alessandro è a Santa Lucia
Il 24 settembre 2012 è arrivato ufficialmente nella nostra parrocchia Alessandro D'Angelo, giovane seminarista presso il seminario di Molfetta (prossimamente diacono) che il nostro Vescovo ci ha inviato per dare una mano a don Giuseppe e fare esperienza nella nostra comunità.
Gli diamo il nostro benvenuto con l'augurio che possa subito inserirsi agevolmente nella nostra comunità parrocchiale per crescere insieme a noi nella sua vocazione sacerdotale e aiutarci a maturare nella fede.
martedì 25 settembre 2012
Eletto il nuovo Consiglio Direttivo della Confraternita di Santa Lucia
E' stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo della Confraternita di Santa Lucia.
Esso è composto da:
Presidente: Filippo De Bellis
Vice Presidente:Maria Bovio
Segretario: Angelina Passiatore
Direttore Amministrativo: Giuseppe Petrera
Animatore Liturgico: Enza Leronni
Padre Spirituale: don Giuseppe Di Corrado
domenica 23 settembre 2012
Stanno chiudendo il nostro ospedale: digli di smettere con la tua firma!
E' stata creata una petizione che si chiama:
Riapertura e potenziamento Ospedale
" Paradiso " di Gioia del Colle ( BA )
" Paradiso " di Gioia del Colle ( BA )
E' una questione molto importante per la nostra Città e insieme possiamo fare la differenza! Se la firmerete e poi la condividerete
con i
vostri amici e contatti, riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo: fare pressione per ottenere il risultato che vogliamo e cioè la
riapertura e il potenziamento dell'Ospedale.
Clicca per saperne di più e per firmare:
sabato 15 settembre 2012
venerdì 14 settembre 2012
Torna la Messa della Famiglia
Da domenica prossima 16 settembre 2012 viene ripristinata la celebrazione della Messa delle ore 10.00, dedicata ai più piccoli e ai loro genitori perchè le famiglie possano ritrovarsi insieme intorno alla mensa eucaristica.
Nelle prossime settimane riprenderanno anche "Idopolamessa"e "Idurantelacatechesi",
momenti di incontro con le famiglie della nostra parrocchia.
mercoledì 12 settembre 2012
domenica 9 settembre 2012
giovedì 6 settembre 2012
Commossa partecipazione al "Don Rocco Day"
E' stato celebrato ieri sera con la presenza di numerosi fedeli, dei parenti (tra cui il nipote Carlo, che ha messo a disposizione una notevole documentazione e gli oggetti messi in mostra sull'altare della Sacra Famiglia) e di rappresentanti delle altre Comunità Parrocchiali (in particolare della Parrocchia del Sacro Cuore rappresentata dal Parroco Don Mario Natalini) il centenario della nascita di Don Rocco Traversa. Ha introdotto la commemorazione (avvenuta dopo la Messa Vespertina di suffragio) il prof. Vito Buttiglione, Coordinatore della Commissione Cultura e Famiglia, che ha organizzato l'evento, rievocando brevemente la "traccia umana", che Don Rocco ha lasciato in tutti quelli, che lo hanno conosciuto. E' seguita poi la ricostruzione storica della biografia del Sacerdote, accompagnata dalla presentazione di documenti inediti, a cura del prof. Francesco Giannini, da cui è emersa la complessa personalità di Don Rocco, "nascosta" dietro la sua burbera ed ironica semplicità. Ha quindi testimoniato la sua stima di uomo e di confratello nel sacerdozio il Parroco Don Giuseppe Di Corrado, ricordando la grande umanità e popolarità del "suo" Vice Parroco. A seguire hanno voluto comunicare i loro personalissimi ricordi alcuni dei fedeli presenti. E' stata una bella serata di umanità, di cultura e di fede!
Accanto lo "sfogliabile" della rievocazione della biografia di Don Rocco
La mostra degli oggetti e dei documenti, esposti sull'altare della Sacra Famiglia, è visitabile nelle ore di apertura della Chiesa
La mostra degli oggetti e dei documenti, esposti sull'altare della Sacra Famiglia, è visitabile nelle ore di apertura della Chiesa
mercoledì 5 settembre 2012
Oggi il "Don Rocco Day"
Avrà luogo stasera dopo la Santa Messa delle 19,00,
che sarà celebrata in suo suffragio,
la Conferenza-Ricordo in occasione del centenario della nascita
di Don Rocco Traversa.
Questa la "scaletta" della manifestazione:
- Intervento di presentazione dell'evento del Coordinatore della Commissione Famiglia e Cultura, prof. Vito Buttiglione
- Commemorazione anche con l'ausilio di slide del prof. Francesco Giannini
- Testimonianze di amici e conoscenti, precedute dall'intervento di don Giuseppe, che lo ha avuto anche come Viceparroco.
Ricordiamo che nella circostanza sarà possibile visionare la piccola mostra di oggetti e foto di don Rocco.
domenica 2 settembre 2012
sabato 1 settembre 2012
La morte del Cardinale Martini
Nella lingua di ciascuno
Dopo una lunga vita spesa a farsi eco della Parola di Dio, era rimasto quasi senza parole. Quando gli ultimi suoni che dovevano esserci consegnati – puri respiri, quasi – sono stati consegnati, il cardinale Martini ha consegnato anche lo spirito. L’ha consegnato a Dio, certamente. Ma tutte le sue parole, fino all’ultimo respiro, le ha prima consegnate a noi. Che cosa ci dicevano queste parole? E chi le eredita? E come deve fiorire il seme, ora che ha assolto il suo compito fino a nascondersi nella terra e morire?
Le sue parole dicevano, alla fine, una cosa sola: che c’è una sola Parola veramente degna di ascolto. Non era ancora stata così semplice e così possente, nei tempi della nostra giovinezza, questa primavera della Parola di Dio. Negli anni del nostro indecifrabile scontento, del nostro conflitto civile, delle nostre nevrosi ecclesiogene, questo primato dell’ascolto della Parola sull’eccitazione dei nostri progetti rivoluzionari, ci arrivò – in un primo momento – come una pietra lunare. E poi, poco a poco, si fece domestica. Incominciò a insegnarci la differenza fra la paura e la fede. Fra il giudizio degli uomini e il giudizio di Dio. Fra la stizza per il nostro sentirci abbandonati ai giochi delle potenze mondane, e la conquista di una indomabile determinazione a custodire la fede che vince il mondo. Amandolo, persino. Di fronte alla persuasiva suggestione di questa fiducia incrollabile nella Parola di Dio, alcune coscienze stravolte dalla convinzione di dover consegnare all’odio e alla violenza la regìa di una storia diversa, consegnarono – letteralmente – le armi. E molti, che avevano archiviato lo smarrimento di Dio, imparando a convivere con il vuoto, si persuasero di poterne parlare di nuovo.
Il primo erede delle parole di Carlo Maria Martini è, di diritto, la Chiesa. Nessuno, meglio della Chiesa, sa che cosa fare di questa eredità, e con questa eredità. La Chiesa, custode della Parola di Dio, discerne la sua tradizione. E sa che c’è un solo Maestro. Anche questo rispetto e questa obbedienza ecclesiale ereditiamo da Martini. La parola “discernimento” è diventata famosa proprio come una cifra caratteristica del suo insegnamento. Essa rimanda, per definizione, alla necessità di non farci presuntuose controfigure dell’autorevolezza della Parola di Dio, fronteggiando la Chiesa. Noi siamo parte, affettuosa e solidale, del discernimento della Chiesa. Non lo rendiamo più difficile, lo agevoliamo con le mille risorse dell’intelligenza di agape (1Cor 13, 4–13).
Ma l’eredità che la Chiesa riceve dai suoi servitori fedeli non è un geloso possesso, un orgoglioso sequestro. Molti uomini e donne proprio questo impararono dallo stile evangelico e umano di Martini. Furono colpiti con loro sorpresa dall’immagine di una Chiesa che non è avara dei suoi beni, a cominciare proprio dalla Parola di Dio. Impararono – e noi fummo costretti a ricordare – che la Chiesa non ha bisogno, né intenzione, di proteggere la Parola di Dio affogandola nel gergo di un linguaggio esoterico. Scoprirono che, dalla Pentecoste sino ad ora, l’autentica predicazione cristiana si fa intendere nella lingua di ciascuno. E dunque tutti possono rendersi conto che c’è, per ciascun essere umano, una Parola buona di Dio.
Questo ci basti, per dire una buona parola – una benedizione – su questo vescovo della Chiesa, e fratello nostro, che ha faticato al “remo della parola” di Dio (Lc 1, 2), fino a quando non ebbe finite le parole per insegnarcele. Le nostre parole, passano e muoiono, come devono. La Parola di Dio, però, se ne riscalda e vive. (Caro Cardinale Martini, tu sai che io sono stato il tuo teologo arruffaparole, al confronto con te, impareggiabile narratore della Parola. Eppure, non mi hai mai tolto la parola. Dio sa se non è un buon esempio di agape, questo. Dio ti benedica, indimenticabile fratello vescovo).
Le sue parole dicevano, alla fine, una cosa sola: che c’è una sola Parola veramente degna di ascolto. Non era ancora stata così semplice e così possente, nei tempi della nostra giovinezza, questa primavera della Parola di Dio. Negli anni del nostro indecifrabile scontento, del nostro conflitto civile, delle nostre nevrosi ecclesiogene, questo primato dell’ascolto della Parola sull’eccitazione dei nostri progetti rivoluzionari, ci arrivò – in un primo momento – come una pietra lunare. E poi, poco a poco, si fece domestica. Incominciò a insegnarci la differenza fra la paura e la fede. Fra il giudizio degli uomini e il giudizio di Dio. Fra la stizza per il nostro sentirci abbandonati ai giochi delle potenze mondane, e la conquista di una indomabile determinazione a custodire la fede che vince il mondo. Amandolo, persino. Di fronte alla persuasiva suggestione di questa fiducia incrollabile nella Parola di Dio, alcune coscienze stravolte dalla convinzione di dover consegnare all’odio e alla violenza la regìa di una storia diversa, consegnarono – letteralmente – le armi. E molti, che avevano archiviato lo smarrimento di Dio, imparando a convivere con il vuoto, si persuasero di poterne parlare di nuovo.
Il primo erede delle parole di Carlo Maria Martini è, di diritto, la Chiesa. Nessuno, meglio della Chiesa, sa che cosa fare di questa eredità, e con questa eredità. La Chiesa, custode della Parola di Dio, discerne la sua tradizione. E sa che c’è un solo Maestro. Anche questo rispetto e questa obbedienza ecclesiale ereditiamo da Martini. La parola “discernimento” è diventata famosa proprio come una cifra caratteristica del suo insegnamento. Essa rimanda, per definizione, alla necessità di non farci presuntuose controfigure dell’autorevolezza della Parola di Dio, fronteggiando la Chiesa. Noi siamo parte, affettuosa e solidale, del discernimento della Chiesa. Non lo rendiamo più difficile, lo agevoliamo con le mille risorse dell’intelligenza di agape (1Cor 13, 4–13).
Ma l’eredità che la Chiesa riceve dai suoi servitori fedeli non è un geloso possesso, un orgoglioso sequestro. Molti uomini e donne proprio questo impararono dallo stile evangelico e umano di Martini. Furono colpiti con loro sorpresa dall’immagine di una Chiesa che non è avara dei suoi beni, a cominciare proprio dalla Parola di Dio. Impararono – e noi fummo costretti a ricordare – che la Chiesa non ha bisogno, né intenzione, di proteggere la Parola di Dio affogandola nel gergo di un linguaggio esoterico. Scoprirono che, dalla Pentecoste sino ad ora, l’autentica predicazione cristiana si fa intendere nella lingua di ciascuno. E dunque tutti possono rendersi conto che c’è, per ciascun essere umano, una Parola buona di Dio.
Questo ci basti, per dire una buona parola – una benedizione – su questo vescovo della Chiesa, e fratello nostro, che ha faticato al “remo della parola” di Dio (Lc 1, 2), fino a quando non ebbe finite le parole per insegnarcele. Le nostre parole, passano e muoiono, come devono. La Parola di Dio, però, se ne riscalda e vive. (Caro Cardinale Martini, tu sai che io sono stato il tuo teologo arruffaparole, al confronto con te, impareggiabile narratore della Parola. Eppure, non mi hai mai tolto la parola. Dio sa se non è un buon esempio di agape, questo. Dio ti benedica, indimenticabile fratello vescovo).
Pierangelo Sequeri
Dall'Avvenire del 1 settembre 2012
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