domenica 11 dicembre 2011

TERZA DOMENICA DI AVVENTO



I giudei che interrogano Giovanni sono i capi religiosi in polemica con Gesù, sono gli avversari, i rappresentanti del mondo che non crede. Sono distinti dagli israeliti, che invece ascoltano la parola e sono il resto d’Israele che attende il Messia. I giudei, dunque, pongono a Giovanni la fondamentale domanda della sua identità: Tu chi sei? Giovanni confessa di non essere il Cristo, il Salvatore atteso da Israele. Egli non è Elia o il Profeta. Al disorientamento dei suoi interlocutori presenta se stesso come la voce di uno che grida nel deserto e prepara la via al Cristo, vera salvezza. Egli è la voce; non richiama l’attenzione su di sé, ma su colui che sta per arrivare. 

Giovanni Battista porta in sé tutta la profezia del primo Testamento e indica, con la sua testimonianza, la presenza  del Messia. E’ lo stesso compito che abbiamo anche noi, oggi, chiamati a testimoniarlo presente tra noi e nella storia dell'umanità. Più vicino è il Messia, più si fa piccola la figura del profeta perché la sua testimonianza vuole essere tutta e solo indicazione del Cristo. Questo è il senso del voler scomparire del Battista, del suo “non essere” che una voce. Giovanni sente di dover diminuire perché il Signore Gesù è in mezzo a noi. Anche i gesti e le azioni del Battista, confermano le sue parole. Il Battesimo di Giovanni è tutt’altro rispetto a quello del Signore: questo è di acqua, quello è di spirito e fuoco. 



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