Riprendiamo, pensando di fare cosa gradita ai nostri visitors,
un contributo del nostro Don Alessandro
Il Papa del sorriso
di Don Alessandro D’Angelo
“Cari figlioli, s sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero: qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare questo spettacolo. [...] La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di Nostro Signore. Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene cosi; guardandoci cosi nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un pò in difficoltà. Tornando a casa, troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del papa. Troverete qualche lacrima da asciugare. Dite una parola buona. Il papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza.” Quello che ormai è noto come Il Discorso della Luna è una delle più celebri orazioni di Giovanni XXIII e, in assoluto, della storia della Chiesa. L’11 Ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio Vaticano II, Piazza san Pietro era gremita di fedeli. Chiamato a gran voce dalla folla ad affacciarsi, papa Roncalli all’inizio disse di non voler parlare, ma di volersi limitare a benedire gli astanti. Un brivido mi ha attraversato lo scorso febbraio quando ho incontrato Mons. Loris Capovilla, ora anziano Vescovo, che per tantissimi anni è stato affianco al papa buono come suo segretario particolare, proprio ascoltando e guardando nei suoi occhi quasi il riflesso di quell’uomo diventato papa ed il suo volersi non affacciare quella sera chiedendo solo una stola per benedire la folla e rientrare nel suo appartamento, stanco dopo una lunga giornata di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Poi si sporse e tenne un discorso a braccio. Poetico, dolce, semplice, commosse il mondo e segnò un nuovo rapporto della Chiesa con la gente. Un papa contadino, nato in una umile famiglia nel Bergamasco, a Sotto il Monte, di una grande bontà d’animo ma anche fermezza, data dal fatto di essere da subito apprezzato dallo ieratico Pio XII che lo invia a Parigi come nunzio per contrastare la pretesa del Generale De Gaulle di ottenere la rimozione dei vescovi francesi, una trentina, che avevano accettato il governo collaborazionista di Vichy del maresciallo Petain, legato ai nazisti. Lo Stesso Pio XII lo nominò poi Arcivescovo e Patriarca cardinale nella prestigiosa sede di Venezia. Il papa del sorriso e il papa del Concilio. Una figura a cui da sempre sono legato, come modello di umanità e di bontà nel suo essere uomo, cristiano e prete. Il suo amore per i piccoli, i poveri, gli ammalati, gli esclusi lo avvicina molto anche alla figura dell’attuale Pontefice papa Francesco. Celeberrime le sue visite all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e alla Casa Circondariale Regina Caeli. Una figura che tutti dovremmo riscoprire e conoscere, amare ed imitare. Possa essere per ciascuno di noi anche un potente intercessore presso Dio. Ormai tutti sappiamo che il prossimo 27 aprile 2014 sarà canonizzato insieme a Giovanni Paolo II in piazza san Pietro. Un evento di straordinaria grazia per la Chiesa tutta che vede unite in santità queste due splendide figure di pontefici. Per il giorno della mia Ordinazione Sacerdotale, attraverso la generosità proprio di mons. Loris Capovilla, mi è pervenuta una insigne reliquia di Giovanni XXIII consistente in un pezzo di bianca veste talare appartenuta al Santo Padre. Nella mia quotidiana preghiera a Dio per mezzo di lui, anche attraverso il sentirlo vicino per mezzo di una reliquia a lui appartenuta, affido le mie intenzioni e quelle di coloro che leggeranno questo articolo e che nel loro cuore hanno bisogno della vicinanza divina. Soprattutto prego Giovanni XXIII per il dono della pace nel mondo, lui che attraverso l’Enciclica Pacem in Terris e la sua parola ha giocato un ruolo decisivo in occasione della crisi missilistica di Cuba che aveva gettato il mondo sul baratro della guerra nucleare, congiurando il rischio di una catastrofe.
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